Sabato ho partecipato all'ormai famigerato Vaffa-Day organizzato in tutta Italia da Beppe Grillo. Dopo aver letto diversi commenti su questo avvenimento vorrei dire come la penso.
Non sono mai stato un fan di Grillo, anche se gli riconosco il merito di non avere accettato il tipico e vergognoso sistema italiano per cui ci si deve inginocchiare di fronte al potente di turno per salvaguardare il proprio tornaconto personale, magari a scapito di altri (sul lavoro ho fatto come lui e ne ho pagato le conseguenze). Immagino che sarebbe stato facile per lui rinunciare a fare satira su Craxi e magari simpatizzare pubblicamente per l'allora PSI (oggi Forza Italia) e continuare beato a far soldi grazie alla televisione, come hanno fatto in tanti, giornalisti, opinionisti e quant'altro. Non ha voluto farlo, e questo gli è costato l'assenza dalle televisioni di influenza berlusconiana (RAI e Mediaset, con la parziale eccezione di Raitre) fino ad oggi, come accaduto poi a comici (i Guzzanti e Luttazzi) e giornalisti (Biagi e Santoro). Al contrario, ha proseguito per la sua strada, a contatto con la gente, in teatro e sul web. E questo fa di lui una persona onesta.
E' stato detto che i 300.000 che hanno firmato la proposta di legge d'iniziativa popolare l'avrebbero fatto in quanto suoi fans senza forse sapere bene cosa facevano, rappresentando di fatto il trionfo dell'antipolitica. Falso. Il trionfo dell'antipolitica è stato l'ingresso in Parlamento e al governo di Silvio Berlusconi e della sua schiera di avvocati-valletti, nani e ballerine, nonostante questo signore fosse ineleggibile in quanto concessionario di un bene pubblico come l'etere, utilizzato dall'azienda di cui è proprietario anche e soprattutto come arma di propaganda politica (efficacissima, a giudicare dai risultati).
E' stato detto che Grillo, nella sua recente veste di capopopolo, può involontariamente portare verso una deriva autoritaria, così come il Fascismo utilizzò il populismo per raggiungere il potere. Sbagliato. Questo è quello che sta facendo Silvio Berlusconi, non Beppe Grillo.
E' stato detto che è "una manifestazione di cui dovremmo vergognarci". L'ha detto l'ex-Presidente della Camera dei Deputati, quello che Marco Travaglio chiama Piercasinando. Io credo invece che dovremmo vergognarci di avere avuto ai vertici delle istituzioni italiane uno come lui, complice di molte delle nefandezze 'politiche' di Berlusconi, nonchè, secondo la definizione evangelica che dovrebbe essergli nota, epitome del 'sepolcro imbiancato'. Tanto per ricordare una di queste nefandezze: quando Marco Biagi, che lui oggi vorrebbe santificare, fu assassinato dalle Brigate Rosse, emerse che il governo Berlusconi gli aveva negato la scorta che a più riprese aveva richiesto.
E' stato detto che Grillo non è in grado di guidare un movimento politico. Vero. Non è un politico, del resto non ha intenzione di farlo. Neanche Berlusconi è un politico, anzi è l'alfiere dell'antipolitica. Eppure fa politica da 15 anni, seppure a modo suo.
Per concludere, entro nel merito della proposta di legge. L'unico dei tre punti che mi convince poco è l'ineleggibilità dopo due legislature. Sarebbe meglio valutare caso per caso chi riproporre e chi no, anche se mi rendo conto che questa valutazione sarebbe a dir poco problematica. Trovo invece che sia la cosa più ovvia del mondo che chi è stato condannato, soprattutto se per reati di tipo amministrativo e finanziario, non possa far parte di assemblee legislative. Assurdo il caso Previti, condannato con sentenza passata in giudicato che ne dispone l'interdizione perpetua dai pubblici uffici che per un anno ha continuato arrogantemente a fare il parlamentare come se niente fosse, contro la legge e il buon senso. Nei paesi civili di solito basta l'ombra di un sospetto perchè ci si dimetta dagli incarichi politici, in Italia se si è onesti nel migliore dei casi si passa da fessi. Anche l'elezione diretta dei candidati rappresenta un fatto democratico importante. Com'è noto l'ultima legge elettorale, approvata dal centrodestra e già definita una 'porcata' dal leghista Caldaroli, uno dei suoi autori, toglieva agli elettori questa possibilità, prevedendo la presentazione di liste 'bloccate', frutto delle segreterie dei partiti, da accettare o rifiutare in blocco, così com'erano.